2 dicembre 2020

狄阿乌 ovvero "Diavù" nero come il corvo e il David-Pinocchio di Chongqing (Cina) a prova di Covid-19

Chongqing è l'agglomerato urbano più grande del mondo, con circa 40 milioni di abitanti. 
Quando sono stato invitato a dipingere un murale e a tenere una mostra e un workshop là dal Consolato d'Italia e dall'Accademia di Belle Arti del Sichuan a Chongqing, in occasione della "XX Settimana della Lingua Italiana nel Mondo", non vi dico la curiosità che mi è presa di visitare questa immensa città.
Ma poi, il virus che sta cambiando le nostre vite non me l'ha permesso, e siccome credo che la distanza fisica non possa impedirci del tutto di avvicinarci umanamente tra esseri umani, allora mi è venuta un'idea per aggirarlo. Ho proposto a chi è stato così generoso da volere là me il mio lavoro, che avrei potuto realizzare il mio murale a distanza, con l'aiuto degli stessi ragazzi dell'Accademia di Belle Arti che mi avrebbero assistito nella realizzazione dell'opera se fossi stato fisicamente là. 
Si lo so, la "Street art a distanza" sembra un ossimoro, ma io ero certo che, di fronte al linguaggio potente dell'arte, ostacoli come la lingua o la distanza fisica siano superabili con un salto. Un saltello di 8mila km che non vedevo l'ora di fare.
 

Tra una serie di videolezioni girate e montate ad hoc, una chat superattiva su WeChat e gli incontri online con le classi degli studenti dell'Accademia coinvolti abbiamo così preparato il terreno per questo nuovo progetto, il mio primo murale a distanza. 

Finiti i giorni di workshop, ci siamo così messi all'opera sui due dipinti da realizzare in contemporanea, io a Roma con l'opera-esempio e loro a Chongqing sulla grande parete.




Il tema dell'opera da realizzare l'avrei voluto legare ai possibili rapporti della lingua e della cultura italiana con quelle cinesi, perciò ho iniziato una ricerca in quella direzione. 

Ho selezionato dei testi di vari scrittori che cercavano di descrivere la Cina e i cinesi agli occidentali, da Plinio il Vecchio al fantasioso Marco Polo, passando per Matteo Ricci e Giovanni di Pian di Carpine, o dai più moderni Carlo Cassola, Gianni Rodari, Alberto Arbasino, Curzio Malaparte. Un testo di Michelangelo Antonioni mi ha molto colpito, come se la voce del visionario regista volesse suggerirmi di lasciar stare la mia strana ricerca di elementi condivisi tra lingua italiana e cinese: «Per capire la Cina sarebbe forse necessario viverci molto a lungo, ma un illustre sinologo, nel corso di un dibattito, ha fatto notare come chi trascorre un mese in Cina si senta in grado di scrivere un libro, dopo qualche mese soltanto poche pagine e dopo qualche anno preferisca non scrivere». Ma non mi sono lasciato abbattere e la soluzione mi è venuta incontro attraverso una frase di Giorgio Manganelli che, di fronte a un albero in Cina, fece questa riflessione: «il mio occhio, tanto o poco, è stato cambiato, è stato bruscamente educato a scorgere la calligrafia di un oggetto, a eluderne il colore. [...] Basta una settimana di alberi di Cina, una settimana di quella pervasiva scrittura nera verde rossa gialla, ed un sospetto di scrittura si stenderà sugli alberi che troverete sulla strada consueta e povera della vostra vita europea, un presentimento di ideogramma, di simbolo... Un fastoso capriccio del destino mi ha spedito in questa biblioteca di alberi».  

Leggere la realtà attraverso i simboli dunque, più che attraverso le parole che la descrivono. Che è poi ciò che faccio abitualmente nel mio lavoro. Trovare un simbolo comune tra 'loro' e 'noi' è diventato a quel punto lo scopo della mia analisi. 

Sono partito dall'ideogramma dell'albero () e dalla sua evoluzione dall'età del bronzo a oggi, e l'ho disegnato più e più volte per 'comprenderlo': 

 

 

Ho trovato che era pressocché identico al primo simbolo dell'archetipo della vita (l'archetipo "e", o "he"), che è un omino ben ancorato a terra che tende le braccia verso l'alto. La posizione per cui il mio mio maestro di Taiji afferma che l'uomo è più simile all'albero che agli altri animali, che tendono ad essere paralleli al suolo.

Cos'è un archetipo? È il simbolo di un’azione o di un'idea che già gli uomini primitivi tendevano a rappresentare graficamente. Quello della vita è l’archetipo che da’ origine alla lettera "E" del nostro alfabeto ed è un simbolo di crescita e di fede, molto simile all'antico simbolo che ha generato l'ideogramma cinese dell'albero.

Continuando a studiare questi segni mi è apparso alla mente che anche nella struttura dell’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci, che è il simbolo dell’uomo e delle sue proporzioni in Occidente, troviamo lo stesso segno, la stessa idea primigenia:

 

 

Alla ricerca di un'altra figura-simbolo di uomo occidentale noto in tutto il mondo da proporre per il murale, ho pensato al David di Michelangelo, e ho pensato di affiancarlo concettualmente all’ideogramma cinese dell’albero. Ma c’è uno scrittore italiano che ha già realizzato questa operazione di affiancare uomo e albero in un’unica figura: Collodi con Pinocchio.

Pinocchio è il bambino nuovo, il bimbo che nasce da un pezzo di legno, che prende la sua esistenza da quella che era la vita del tronco - cioè dell’albero - che diviene da vita vegetale a umana.

Per questo il David è diventato nella mia opera David / Pinocchio, una figura di legno, e non di marmo, con un ramo per naso e delle radici ai piedi.

A quel punto c'erano abbastanza elementi per iniziare a realizzare il murale, lavorando distanziati fisicamente ma molto vicini artisticamente:

 

 

 


 

 


 

Ed ecco qui il risultato. Il mio David / Pinocchio - immerso nella "biblioteca di alberi" di Manganelli - è oggi il murale che accoglie studenti e visitatori all'Accademia di Belle Arti del Sichuan a Chongqing.

A supporto di questo workshop sono stati proiettati nei maxischermi del Campus dell'Accademia anche i 10 documentari della serie "GRAArt - Tutta la Street art porta a Roma", che raccontano il mio progetto di Arte Pubblica promosso da ANAS e patrocinato dal MIBACT che ha prodotto finora 17 murales di artisti provenienti da varie parti del mondo attorno al Grande Raccordo Anulare di Roma (e che potete vedere anche voi QUI).

Queste in basso, infine, sono alcune immagini della mostra che mi hanno gentilmente dedicato all'interno della galleria dell'Accademia di Belle Arti:

 




A Chongqing mi hanno ribattezzato 狄阿乌 che si legge "Dí ā Wū" e si può tradurre "nero come il corvo". Una curiosa coincidenza vuole che in Cina, la parola “graffito” (tuya), che si riferisce poi alla Street art in genere, venga dai versi del poeta Lu Tong (790-835) della dinastia Tang: «rovesciò all’improvviso l’inchiostro sulla scrivania, scarabocchiando i classici come corvi», e che sia composta dal carattere tu (da tumo, "scarabocchiare") e da ya (da laoya, ossia "corvo").

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Ringrazio di cuore il Consolato d'Italia a Chongqing, l'Accademia di Belle Arti del Sichuan a Chongqin, Francesca De Giuli, Zhang Ying/Giulia, il prof. Zeng Yue, Sqm/Michele, Harley, Mark, Chen Shutian, Zhao Yun e tutti gli studenti che hanno partecipato al progetto.

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