David Diavù Vecchiato, "Chi è contro la mafia lo preferiamo morto". Grafite e pastelli ad olio, cm 30 x 22, luglio 2019
Voglio
narrarvi due fatti accaduti in quest'afosa estate a Roma, uno a Quarto
Miglio, l’altro a Ostia. Due eventi di differenti gravità (immagino che
il secondo fatto lo avrete letto sui giornali e/o online...), ma entrambi
utili a una riflessione sulla confusione etico-morale che si sta vivendo
- anzi vivacchiando - in Italia, ok non solo in Italia, ma direi
particolarmente in Italia. Et voilà, il fatto numero 1:
sapete che nella vita io mi occupo un pochino anche di Arte Pubblica, no? Bene, la scorsa primavera nel quartiere Quarto Miglio a Roma ho curato con il MURo (Museo di Urban Art di Roma) il progetto artistico MURo mARkeT. Abbiamo realizzato nel mercato rionale di via Menofilo - appena riqualificato dal VII Municipio - 5 opere d’arte pubblica dedicate alla Storia di quel territorio che è tra la via Appia e la via Latina. Opere murali di Jim Avignon, Lucamaleonte Beau Stanton e mie. Ha collaborato al progetto anche Mirko Pierri, per la realizzazione del laboratorio di Arte Urbana nel Liceo Artistico G. C. Argan.
Studenti al lavoro nel workshop di Arte Urbana legato al progetto MURo mARkeT curato da Mirko Pierri e Jakke Theyssens
La Liozzi nel video attacca la "baby gang" che ha provocato questi gravi danni, accusando quei giovani (poiché alcuni testimoni hanno affermato che trattasi di giovani) di essere «imbecilli senza spina dorsale» e «una massa di vigliacchi che non valgono nulla», e chiude ammonendo: «o ricominciamo ad avere un senso civico, un senso di comunità forte, dove insieme controlliamo ed educhiamo i nostri figli, oppure non credo che ci sia speranza».
Sotto il suo video c'è qualche commento espresso in tono civile, poi parte la lista dei soliti prevedibili sfoghi istintivi e rabbiosi, tra chi invoca la galera per questi ragazzi, chi i manganelli e chi attacca il “buonismo” come causa di tutta questa inciviltà e di tanto disprezzo per la legalità e per i beni pubblici. Evvabbeh, passiamo ora al fatto numero 2.
La Presidente del Municipio VII denuncia la vandalizzazione del Mercato Menofilo
E spostiamoci a Ostia, litorale romano:
alla Stazione Metro Lido Nord ancora il 'nostro' Mirko Pierri con la sua associazione a.DNA ha curato il suo più recente progetto di Arte Pubblica, reso possibile grazie a un bando del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca - e alle scuole del territorio che vi hanno aderito coi loro progetti e che lo hanno vinto - e che ha visto crescere nei mesi scorsi la partecipazione di tanti studenti, professori, associazioni e operatori culturali che hanno condiviso il percorso partecipato - aperto alla popolazione - che ha indicato all'artista Lucamaleonte le persone da dipingere sulle pareti.
Mesi di lavoro divisi in varie fasi, finalizzate alla realizzazione di: 1) un murale nel Liceo Classico Anco Marzio con il ritratto al deportato dal nazifascismo Sami Modiano (sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, vive oggi tra Ostia e Rodi, isola in cui è nato), 2) vari ritratti in stencil delle vittime della mafia Peppino Impastato, Giancarlo Siani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dipinti dai ragazzi ed esposti un paio di mesi fa proprio alla Stazione di Lido Nord, e 3) un murale finale, dell'artista Lucamaleonte, coi volti di chi la mafia e l'illegalità le combatte ogni giorno oggi a Ostia, attraverso denunce, inchieste, progetti sociali e culturali e altre iniziative tese a tenere unito il senso di comunità e a promuovere la legalità.
Studenti del Liceo Anco Marzio al lavoro nel proprio istituto sull'opera dedicata al deportato Sami Modiano
Alcuni degli studenti coinvolti nel progetto spiegano ai cittadini una tappa del percorso di studio antimafia
Altri studenti coinvolti nel progetto iniziano a lavorare con l'artista Lucamaleonte al murale della stazione metro Lido Nord di Ostia
Il murale di Lucamaleonte a Lido Nord inizia a prendere corpo
Altri studenti coinvolti nel progetto iniziano a lavorare con l'artista Lucamaleonte al murale della stazione metro Lido Nord di Ostia
Il murale di Lucamaleonte a Lido Nord inizia a prendere corpo
Anche
in quest’ultima opera ci sono vittime di mafia, certo, ma i cittadini
(studenti ma non solo) le hanno volute a fianco a volti comuni di
giornalisti, insegnanti, studenti, bambini... insomma di individui che
stanno indubbiamente dall'altra parte rispetto alla mafia e alle sue
logiche criminali.
Dalla parte della legalità, appunto.
E qua è nato il problema, con relative polemiche. Questi ultimi ritratti non sono piaciuti a qualcuno, e fin qui tutto normale: è matematicamente impossibile che una cosa piaccia a tutti, figuriamoci se questa è un'opera d'arte dipinta in strada. Ma un consigliere municipale di Casapound ha colto immediatamente l'occasione per protestare, attaccando dei poster sul murale in fase di realizzazione (addirittura un "Parlateci di Bibbiano", vi giuro!) e scagliandosi attraverso i social network contro Municipio X, associazione a.DNA, artista e studenti, accusando tutti di essere del PD (?) e di aver speso 50.000 euro di soldi pubblici per realizzare quel murale.
Premetto che - fossero stati spesi davvero - sarebbero stati il costo legittimo di un'opera d'arte di un artista riconosciuto internazionalmente, e si sarebbe anche dovuto investire parte di quei soldi per mantenerla più a lungo possibile quell'opera d'arte. E io avrei chiuso qua il dibattito, e chi avesse voluto protestare avrebbe potuto usare lo strumento democratico che esiste in questi casi: richiedere una convocazione della Commissione di Controllo, Garanzia e Trasparenza del Municipio, dove si sarebbero trattati pro e contro del murale ed eventualmente decisa la sua rimozione, se ci fossero stati cause ed elementi per farlo.
Ma una simile convocazione ufficiale non si poteva richiedere perché ciò su cui si sarebbe basata la richiesta erano solo miserrime fake news, false informazioni inventate per far indignare il contribuente ignaro ed aizzare gli haters arrabbiati, bufale superficiali e maligne sotto le quali il consigliere di Casapound ha messo la sua firma, senza alcuna remora né pudore.
Eppure un po' di tensione morale verso la verità dovrebbe essere obbligatoria quando si dibatte pubblicamente di tematiche legate all'amministrazione di un territorio, e noi la dovremmo pretendere - soprattutto da chi fa politica o crede di farla - in quanto siamo noi i contribuenti che tengono in piedi questo Stato, coi nostri sacrifici quotidiani.
Invece questa maniera immorale di fare propaganda a cui ormai ci siamo assuefatti - che fino a poco tempo fa poteva essere solo anonima e sotterranea e ora è addirittura sbandierata con vanto da alte cariche dello Stato grazie all'autodivulgazione sui social networks - sta dettando sempre di più le regole della comunicazione civile. "Civile" per modo di dire, ovviamente.
Ma allora qual'è la realtà in questa vicenda?
È realtà che quel muro è proprietà della Regione Lazio, è realtà che è stato dato in concessione ad ATAC, è realtà che quei 50.000 € erano destinati agli istituti scolastici per la realizzazione dell’intera operazione didattico-culturale e sociale e che sono di un bando del MIUR legittimamente vinto dalle scuole, ed è realtà che di questi soldi solo 3.000 euro sono stati investiti per questo murale. Infine, è reale pure che il Municipio X ha concesso soltanto il Patrocinio all'intero progetto e l'occupazione del suolo pubblico per parcheggiare la piattaforma elevatrice durante i lavori al murale, senza aver versato assolutamente alcun contributo.
Dunque la realtà è ben lontana dalle fake news divulgate.
Comunque, per quanto possano amareggiare, quelle falsità diffuse dall'esponente di Casapound sui social network potremmo contestualizzarle e ritenerle prevedibili: la lotta alla mafia non è mai stata una priorità di chi inneggia alla razza pura e di chi considera molto più urgente combattere i matrimoni tra gay o altri diritti civili, piuttosto che la criminalità organizzata o altri problemi drammaticamente concreti e dannosi che stanno aumentando a dismisura e conducendoci in una deriva senza ritorno. Cosa Nostra è della razza nostra, e lo sa bene tutto il mondo, e a sue spese. E anche il senso di legalità non mi risulta essere l'argomento prioritario di quel movimento che occupa illegalmente un palazzo storico di 6 piani nel centro di Roma da 16 anni, senza alcuna necessità abitativa riscontrata, causando un danno alle casse pubbliche finora quantificato in 4 milioni e 600 mila euro.
Un palazzo che tra l’altro - ma tu guarda l'ironia della sorte - era proprio del MIUR.
Ciò che è assai meno prevedibile in questa vicenda è che il signor Antonio Di Giovanni, consigliere 5 Stelle al Municipio X, abbia fiancheggiato la posizione di Casapound definendo il murale in corso «il simulacro della Sinistra del territorio», e chiedendo di cancellarlo immediatamente, aggiungendo: «questa Amministrazione sta incentivando la Street Art come forma di rivalutazione del decoro urbano, ma non svolgerà il ruolo di sponda a certi nostalgici di partiti di qualunque tipo, che cercano di appropriarsi di grandi temi che, al contrario, non sono appannaggio di nessuno, se non della collettività».
E invece, ma tu guarda, il signor Di Giovanni ha fatto proprio in modo che l'Amministrazione abbia svolto il ruolo di sponda ai nostalgici del fascismo, e a quel tipo di appropriazione ideologica del territorio.
Da quel momento si è messa in moto la macchina del fango mediatica per demolire quel murale - anzi per sfruttarlo come occasione di propaganda elettorale - che ha travolto tutti, studenti compresi.
Nel frattempo c'è stata l'apoteosi di articoli sulla stampa nazionale, raccolte firme online, altre strumentalizzazioni di comodo un po' a destra e un po' a centrosinistra, e ognuno ha tirato acqua al proprio mulino.
Qualche giorno fa, sotto i colpi provenienti ormai da più direzioni, la Presidente del Municipio X ha promesso che farà realizzare a spese del Municipio X un nuovo murale coi volti cancellati. Forse per mettere un punto a questa triste storia, esausta anche lei di tutta la strumentalizzazione politica che lei stessa ha scatenato attorno al murale, ha optato per una chiusura surreale a una vicenda ridicola. Chissà.
Ma io vorrei fare ora un ultima riflessione su questo fatto numero 2, se avete ancora la pazienza di seguirmi. Una riflessione a mio avviso abbastanza seria: istigare pubblicamente all'odio contro l’operato di ragazzi di alcuni licei mentre questi stanno seguendo un progetto scolastico in strada - dunque facilmente esposti agli attacchi di qualsiasi squilibrato - deve essere sembrato ai due consiglieri municipali una buona occasione di propaganda elettorale, sia personale che per il proprio schieramento. È invece da ritenersi un comportamento profondamente immorale, e so bene di cosa parlo perché di attacchi mentre dipingevo opere d’Arte Pubblica in strada io ne ho subiti e vi garantisco che è l’ultima cosa che voste capitasse ai vostri figli, quella di trovarsi a temere aggressioni violente mentre sono in strada.
Infatti quello che questa società civile dovrebbe pretendere - non solo dai due consiglieri ma da tutti coloro che hanno alzato i toni, negli articoli come nei post e nei commenti sui social network - è che si domandi umilmente scusa a quei giovani studenti per la situazione di pericolo alla quale quelle irresponsabili esternazioni li hanno esposti.
Pur di inasprire le polemiche tra noi non siamo più in grado di proteggere i nostri giovani, malgrado proteggerli sia il nostro compito naturale di adulti?
Allora - visto quanto sappiamo essere molto più immaturi di loro nei comportamenti e atteggiamenti pubblici - è giunto il momento di chiedergli scusa. E chiedere scusa a loro potrebbe essere un minimo tentativo di rifondare prima o poi un dibattito politico e sociale civile e costruttivo in questo Paese, ripartendo proprio dai giovani.
Chiediamogli scusa a questi studenti - oltre che per i toni delle polemiche e per averli esposti a potenziali pericoli, e alla peggiore gogna pubblica - anche per l’umiliazione che loro e altri cittadini hanno dovuto subire da parte dei due consiglieri, degli organi di stampa, degli haters e infine anche del Municipio X, quindi di una delle autorità che ci rappresentano.
Il progetto globale coinvolge 10 scuole, ovvero 36 classi, 32 docenti e un migliaio di studenti, tra cui quelli che hanno lavorato sull’ideazione di questo murale in particolare, ed è realizzato coi soldi di un bando del MIUR, quindi indirizzati a iniziative che devono coinvolgere gli studenti e renderli protagonisti. Sono soldi nostri che lo Stato ha dedicato a loro, e invece un manipolo di adulti si è preso la briga di voler decidere chi può o non può essere dipinto nella loro opera di Arte Urbana, calpestando così pubblicamente il paziente lavoro di mesi di un nutrito gruppo di persone che era arrivato a quelle scelte.
Si è parlato di censura, ma la censura mira a penalizzare opere contenenti offese al pubblico pudore, alla morale o alla persona, messaggi pubblicitari, scene di violenza, messaggi politici espliciti, che esprimono magari intolleranza o offensivi nei confronti di religioni, etnie e minoranze varie. Questa è peggio di una censura, è un esercizio di controllo del territorio: è arrogarsi l'autorità di decidere chi può e chi non può agire su un'area della città e quali idee o simboli può o non può esprimere.
E quando i temi che si vanno a toccare o i soggetti che si trattano infastidiscono qualche potere forte, piuttosto che rischiare di fargli uno sgarbo celebrandone i nemici, è sempre molto più facile omaggiare i morti.
Ringraziandoli così pubblicamente di essere morti, e onorando così implicitamente chi li ha uccisi.
Dalla parte della legalità, appunto.
E qua è nato il problema, con relative polemiche. Questi ultimi ritratti non sono piaciuti a qualcuno, e fin qui tutto normale: è matematicamente impossibile che una cosa piaccia a tutti, figuriamoci se questa è un'opera d'arte dipinta in strada. Ma un consigliere municipale di Casapound ha colto immediatamente l'occasione per protestare, attaccando dei poster sul murale in fase di realizzazione (addirittura un "Parlateci di Bibbiano", vi giuro!) e scagliandosi attraverso i social network contro Municipio X, associazione a.DNA, artista e studenti, accusando tutti di essere del PD (?) e di aver speso 50.000 euro di soldi pubblici per realizzare quel murale.
Premetto che - fossero stati spesi davvero - sarebbero stati il costo legittimo di un'opera d'arte di un artista riconosciuto internazionalmente, e si sarebbe anche dovuto investire parte di quei soldi per mantenerla più a lungo possibile quell'opera d'arte. E io avrei chiuso qua il dibattito, e chi avesse voluto protestare avrebbe potuto usare lo strumento democratico che esiste in questi casi: richiedere una convocazione della Commissione di Controllo, Garanzia e Trasparenza del Municipio, dove si sarebbero trattati pro e contro del murale ed eventualmente decisa la sua rimozione, se ci fossero stati cause ed elementi per farlo.
Ma una simile convocazione ufficiale non si poteva richiedere perché ciò su cui si sarebbe basata la richiesta erano solo miserrime fake news, false informazioni inventate per far indignare il contribuente ignaro ed aizzare gli haters arrabbiati, bufale superficiali e maligne sotto le quali il consigliere di Casapound ha messo la sua firma, senza alcuna remora né pudore.
Eppure un po' di tensione morale verso la verità dovrebbe essere obbligatoria quando si dibatte pubblicamente di tematiche legate all'amministrazione di un territorio, e noi la dovremmo pretendere - soprattutto da chi fa politica o crede di farla - in quanto siamo noi i contribuenti che tengono in piedi questo Stato, coi nostri sacrifici quotidiani.
Invece questa maniera immorale di fare propaganda a cui ormai ci siamo assuefatti - che fino a poco tempo fa poteva essere solo anonima e sotterranea e ora è addirittura sbandierata con vanto da alte cariche dello Stato grazie all'autodivulgazione sui social networks - sta dettando sempre di più le regole della comunicazione civile. "Civile" per modo di dire, ovviamente.
Ma allora qual'è la realtà in questa vicenda?
È realtà che quel muro è proprietà della Regione Lazio, è realtà che è stato dato in concessione ad ATAC, è realtà che quei 50.000 € erano destinati agli istituti scolastici per la realizzazione dell’intera operazione didattico-culturale e sociale e che sono di un bando del MIUR legittimamente vinto dalle scuole, ed è realtà che di questi soldi solo 3.000 euro sono stati investiti per questo murale. Infine, è reale pure che il Municipio X ha concesso soltanto il Patrocinio all'intero progetto e l'occupazione del suolo pubblico per parcheggiare la piattaforma elevatrice durante i lavori al murale, senza aver versato assolutamente alcun contributo.
Dunque la realtà è ben lontana dalle fake news divulgate.
Comunque, per quanto possano amareggiare, quelle falsità diffuse dall'esponente di Casapound sui social network potremmo contestualizzarle e ritenerle prevedibili: la lotta alla mafia non è mai stata una priorità di chi inneggia alla razza pura e di chi considera molto più urgente combattere i matrimoni tra gay o altri diritti civili, piuttosto che la criminalità organizzata o altri problemi drammaticamente concreti e dannosi che stanno aumentando a dismisura e conducendoci in una deriva senza ritorno. Cosa Nostra è della razza nostra, e lo sa bene tutto il mondo, e a sue spese. E anche il senso di legalità non mi risulta essere l'argomento prioritario di quel movimento che occupa illegalmente un palazzo storico di 6 piani nel centro di Roma da 16 anni, senza alcuna necessità abitativa riscontrata, causando un danno alle casse pubbliche finora quantificato in 4 milioni e 600 mila euro.
Un palazzo che tra l’altro - ma tu guarda l'ironia della sorte - era proprio del MIUR.
Ciò che è assai meno prevedibile in questa vicenda è che il signor Antonio Di Giovanni, consigliere 5 Stelle al Municipio X, abbia fiancheggiato la posizione di Casapound definendo il murale in corso «il simulacro della Sinistra del territorio», e chiedendo di cancellarlo immediatamente, aggiungendo: «questa Amministrazione sta incentivando la Street Art come forma di rivalutazione del decoro urbano, ma non svolgerà il ruolo di sponda a certi nostalgici di partiti di qualunque tipo, che cercano di appropriarsi di grandi temi che, al contrario, non sono appannaggio di nessuno, se non della collettività».
E invece, ma tu guarda, il signor Di Giovanni ha fatto proprio in modo che l'Amministrazione abbia svolto il ruolo di sponda ai nostalgici del fascismo, e a quel tipo di appropriazione ideologica del territorio.
Da quel momento si è messa in moto la macchina del fango mediatica per demolire quel murale - anzi per sfruttarlo come occasione di propaganda elettorale - che ha travolto tutti, studenti compresi.
Uno dei primi articoli online contro il murale
«Vergogna!
Con tutti i problemi di Roma ecco dove finiscono i nostri soldi»,
«Fondi pubblici su spazio pubblico per celebrare non si sa bene chi e
cosa», «Se
pensavate di fare il bello ed il cattivo tempo, coperti da
un’amministrazione grillina latitante che si fa sentire solo quando è
chiamata direttamente in causa, avete capito proprio male. Ora quello che resta del murales è un'insipida insalata di partigiani e illustri sconosciuti da 50.000 euro»... eccetera, eccetera, eccetera...
Ma
qual'era l'obiettivo di tanto livore nei confronti di un dipinto,
frutto oltretutto di un percorso condiviso tra scuole e associazioni del
luogo?
Apparentemente quello di eliminare qualche persona da quel muro, cioè i volti di soggetti ritenuti pensatori troppo di sinistra, come ad esempio quelli degli artisti storici di Ostia Giorgio Jorio e Mario Rosati - quest'ultimo autore del monumento dedicato a Pier Paolo Pasolini all'idroscalo - o della giornalista Federica Angeli, malvista (oltre che da Casapound) dai clan mafiosi di Ostia che lei ha denunciato con le sue inchieste, che vive sotto scorta da 6 anni a causa delle minacce subite.
Insomma, persone che - viste le premesse - gli studenti e le associazioni di Ostia avevano scelto e suggerito come simboli per il LORO murale contro le mafie. Sicuramente ognuno di quei volti-simbolo è una scelta opinabile, così come lo sono molte decisioni legate all'arte urbana ma, visto che il momento della discussione si era concluso da settimane negli incontri effettuati sia nelle scuole che in un luogo pubblico aperto a tutta la cittadinanza come il Teatro del Lido di Ostia, per contestarle si sarebbe dovuto agire in maniera democratica, ovvero presentando una richiesta di convocazione della Commissione di Vigilanza del Municipio, e non certo agendo così come si è agito.
Ma allora se lo strumento democratico per opporsi a un'opera d'Arte Pubblica esiste, perché comportarsi in questo modo?
Perché la cancellazione dei volti non era l'obiettivo, ma il risultato che i due consiglieri municipali si aspettavano. Un risultato che avrebbe coronato con la vittoria il vero obiettivo.
E qual'era allora questo obiettivo?
Ragioniamo: su quel muro Casapound attaccava abitualmente manifesti di propaganda politica abusivi, è dunque comprensibile che lo percepisca - benché illecitamente e senza diritto riconosciutogli (finora) - come un po’ suo, e che dunque pretenda di decidere chi può e chi non può usarlo.
Il vero obiettivo perciò - che hanno avvertito sulla propria pelle come una mortificazione gli studenti, i loro docenti, i loro genitori, a.DNA, le associazioni di Ostia e i cittadini che avevano partecipato agli incontri - era dunque quello di mandare un chiaro messaggio intimidatorio a loro e alla cittadinanza tutta: questo muro non è vostro e voi non potete decidere nulla. Questo muro è nostro.
Lasciatevelo dire da chi l'Arte Urbana la fa da molti anni: si tratta del tipico messaggio che chi pretende di esercitare il potere di controllo su un territorio invia a chi si azzarda ad intervenire 'nella sua zona' di testa propria.
Apparentemente quello di eliminare qualche persona da quel muro, cioè i volti di soggetti ritenuti pensatori troppo di sinistra, come ad esempio quelli degli artisti storici di Ostia Giorgio Jorio e Mario Rosati - quest'ultimo autore del monumento dedicato a Pier Paolo Pasolini all'idroscalo - o della giornalista Federica Angeli, malvista (oltre che da Casapound) dai clan mafiosi di Ostia che lei ha denunciato con le sue inchieste, che vive sotto scorta da 6 anni a causa delle minacce subite.
Insomma, persone che - viste le premesse - gli studenti e le associazioni di Ostia avevano scelto e suggerito come simboli per il LORO murale contro le mafie. Sicuramente ognuno di quei volti-simbolo è una scelta opinabile, così come lo sono molte decisioni legate all'arte urbana ma, visto che il momento della discussione si era concluso da settimane negli incontri effettuati sia nelle scuole che in un luogo pubblico aperto a tutta la cittadinanza come il Teatro del Lido di Ostia, per contestarle si sarebbe dovuto agire in maniera democratica, ovvero presentando una richiesta di convocazione della Commissione di Vigilanza del Municipio, e non certo agendo così come si è agito.
Ma allora se lo strumento democratico per opporsi a un'opera d'Arte Pubblica esiste, perché comportarsi in questo modo?
Perché la cancellazione dei volti non era l'obiettivo, ma il risultato che i due consiglieri municipali si aspettavano. Un risultato che avrebbe coronato con la vittoria il vero obiettivo.
E qual'era allora questo obiettivo?
Ragioniamo: su quel muro Casapound attaccava abitualmente manifesti di propaganda politica abusivi, è dunque comprensibile che lo percepisca - benché illecitamente e senza diritto riconosciutogli (finora) - come un po’ suo, e che dunque pretenda di decidere chi può e chi non può usarlo.
Il vero obiettivo perciò - che hanno avvertito sulla propria pelle come una mortificazione gli studenti, i loro docenti, i loro genitori, a.DNA, le associazioni di Ostia e i cittadini che avevano partecipato agli incontri - era dunque quello di mandare un chiaro messaggio intimidatorio a loro e alla cittadinanza tutta: questo muro non è vostro e voi non potete decidere nulla. Questo muro è nostro.
Lasciatevelo dire da chi l'Arte Urbana la fa da molti anni: si tratta del tipico messaggio che chi pretende di esercitare il potere di controllo su un territorio invia a chi si azzarda ad intervenire 'nella sua zona' di testa propria.
E
tale obiettivo intimidatorio è stato prima legittimato e poi
perfettamente raggiunto quando a questo punto della storia è subentrata
l'autorità ufficiale del Municipio X a richiedere all'associazione a.DNA
di cancellare quei volti, con la motivazione che non erano gli stessi
presenti nel progetto iniziale, quello da loro approvato.
Certo
che non lo erano: Borsellino, Falcone, Impastato e Siani li abbiamo già
visti negli stencil realizzati dagli studenti, in una fase intermedia
del lavoro. Per il murale finale studenti, associazioni e cittadinanza
avrebbero scelto volti-esempio della lotta alla mafia locale e
quotidiana e questo l'associazione a.DNA lo aveva spiegato chiaramente
in quel progetto.
La 'soluzione' del Municipio per porre fine alle polemiche a quel punto è stata quella di proporre la cancellazione dei volti dei personaggi ancora in vita.
Il nuovo messaggio è diventato dunque: la mafia si combatte solo da morti.
Ma
egregia Presidente Di Pillo, e gentili amministratori tutti del
Municipio X, questa vicenda l’avete gestita con imperdonabile
superficialità, proprio come se quegli altri cittadini - cioè gli
studenti, i docenti, ecc... - non fossero stati anch’essi cittadini.
Avete meditato su chi merita il rispetto e l'attenzione che si
dovrebbero ad ogni cittadino? Li merita solo chi se li prende di
prepotenza, prevaricando gli altri, intimidendoli - forte anche delle proprie note azioni regresse
(vedesi ad esempio questo link o questo link)- o li dovrebbe ricevere ogni cittadino, soprattutto chi è in
prevalenza numerica, come stabilito dal principio di maggioranza che
regola le decisioni collettive nelle democrazie?La 'soluzione' del Municipio per porre fine alle polemiche a quel punto è stata quella di proporre la cancellazione dei volti dei personaggi ancora in vita.
Il nuovo messaggio è diventato dunque: la mafia si combatte solo da morti.
Un servizio di Canale 10 coi volti cancellati dal murale
Un post dell'esponente di Casapound
Nel frattempo c'è stata l'apoteosi di articoli sulla stampa nazionale, raccolte firme online, altre strumentalizzazioni di comodo un po' a destra e un po' a centrosinistra, e ognuno ha tirato acqua al proprio mulino.
Qualche giorno fa, sotto i colpi provenienti ormai da più direzioni, la Presidente del Municipio X ha promesso che farà realizzare a spese del Municipio X un nuovo murale coi volti cancellati. Forse per mettere un punto a questa triste storia, esausta anche lei di tutta la strumentalizzazione politica che lei stessa ha scatenato attorno al murale, ha optato per una chiusura surreale a una vicenda ridicola. Chissà.
Ma io vorrei fare ora un ultima riflessione su questo fatto numero 2, se avete ancora la pazienza di seguirmi. Una riflessione a mio avviso abbastanza seria: istigare pubblicamente all'odio contro l’operato di ragazzi di alcuni licei mentre questi stanno seguendo un progetto scolastico in strada - dunque facilmente esposti agli attacchi di qualsiasi squilibrato - deve essere sembrato ai due consiglieri municipali una buona occasione di propaganda elettorale, sia personale che per il proprio schieramento. È invece da ritenersi un comportamento profondamente immorale, e so bene di cosa parlo perché di attacchi mentre dipingevo opere d’Arte Pubblica in strada io ne ho subiti e vi garantisco che è l’ultima cosa che voste capitasse ai vostri figli, quella di trovarsi a temere aggressioni violente mentre sono in strada.
Infatti quello che questa società civile dovrebbe pretendere - non solo dai due consiglieri ma da tutti coloro che hanno alzato i toni, negli articoli come nei post e nei commenti sui social network - è che si domandi umilmente scusa a quei giovani studenti per la situazione di pericolo alla quale quelle irresponsabili esternazioni li hanno esposti.
Pur di inasprire le polemiche tra noi non siamo più in grado di proteggere i nostri giovani, malgrado proteggerli sia il nostro compito naturale di adulti?
Allora - visto quanto sappiamo essere molto più immaturi di loro nei comportamenti e atteggiamenti pubblici - è giunto il momento di chiedergli scusa. E chiedere scusa a loro potrebbe essere un minimo tentativo di rifondare prima o poi un dibattito politico e sociale civile e costruttivo in questo Paese, ripartendo proprio dai giovani.
Chiediamogli scusa a questi studenti - oltre che per i toni delle polemiche e per averli esposti a potenziali pericoli, e alla peggiore gogna pubblica - anche per l’umiliazione che loro e altri cittadini hanno dovuto subire da parte dei due consiglieri, degli organi di stampa, degli haters e infine anche del Municipio X, quindi di una delle autorità che ci rappresentano.
Il progetto globale coinvolge 10 scuole, ovvero 36 classi, 32 docenti e un migliaio di studenti, tra cui quelli che hanno lavorato sull’ideazione di questo murale in particolare, ed è realizzato coi soldi di un bando del MIUR, quindi indirizzati a iniziative che devono coinvolgere gli studenti e renderli protagonisti. Sono soldi nostri che lo Stato ha dedicato a loro, e invece un manipolo di adulti si è preso la briga di voler decidere chi può o non può essere dipinto nella loro opera di Arte Urbana, calpestando così pubblicamente il paziente lavoro di mesi di un nutrito gruppo di persone che era arrivato a quelle scelte.
Si è parlato di censura, ma la censura mira a penalizzare opere contenenti offese al pubblico pudore, alla morale o alla persona, messaggi pubblicitari, scene di violenza, messaggi politici espliciti, che esprimono magari intolleranza o offensivi nei confronti di religioni, etnie e minoranze varie. Questa è peggio di una censura, è un esercizio di controllo del territorio: è arrogarsi l'autorità di decidere chi può e chi non può agire su un'area della città e quali idee o simboli può o non può esprimere.
E quando i temi che si vanno a toccare o i soggetti che si trattano infastidiscono qualche potere forte, piuttosto che rischiare di fargli uno sgarbo celebrandone i nemici, è sempre molto più facile omaggiare i morti.
Ringraziandoli così pubblicamente di essere morti, e onorando così implicitamente chi li ha uccisi.
Ora
vi chiederete perché io vi abbia raccontato in apertura la prima
vicenda - quella del mercato vandalizzato al Quarto Miglio.
L’ho fatto perché ritengo che quella «massa di vigliacchi senza spina dorsale» abbia fatto un gran bene a sfondare tutto.
Pensateci un attimo: hanno coerentemente seguito l’esempio che gli stiamo dando ogni giorno noi adulti da troppi anni ormai, con le nostre liti dai toni sempre più violenti e volgari, con il nostro odio e la nostra intolleranza crescenti, con la nostra mancanza di etica, che ci spinge addirittura - come in questo caso - ad esporli al pubblico disprezzo e a gravi rischi, pur di soddisfare i nostri più biechi fini propagandistici e il nostro tornaconto individuale.
Questo fatto di Ostia è una dimostrazione palese di come i cosiddetti 'nemici' che ieri erano i "terroni" e oggi i neri, gli extracomunitari, i gay o i "diversi" in genere, domani possono diventare i nostri stessi figli, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.
L’ho fatto perché ritengo che quella «massa di vigliacchi senza spina dorsale» abbia fatto un gran bene a sfondare tutto.
Pensateci un attimo: hanno coerentemente seguito l’esempio che gli stiamo dando ogni giorno noi adulti da troppi anni ormai, con le nostre liti dai toni sempre più violenti e volgari, con il nostro odio e la nostra intolleranza crescenti, con la nostra mancanza di etica, che ci spinge addirittura - come in questo caso - ad esporli al pubblico disprezzo e a gravi rischi, pur di soddisfare i nostri più biechi fini propagandistici e il nostro tornaconto individuale.
Questo fatto di Ostia è una dimostrazione palese di come i cosiddetti 'nemici' che ieri erano i "terroni" e oggi i neri, gli extracomunitari, i gay o i "diversi" in genere, domani possono diventare i nostri stessi figli, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.
Se
il percorso che 1000 giovani studenti hanno intrapreso assieme verso il
rispetto della legalità e se la scelta dei simboli che hanno
individuato per raccontare questo loro importante percorso ai propri
concittadini attraverso l’arte viene calpestato platealmente con sprezzo
per questioni ideologiche e di controllo del territorio - senza nemmeno un vero confronto pubblico se non una squallida gogna mediatica - cosa possono fare questi giovani se non risponderci sfondando tutto ciò che noi costruiamo e che riteniamo tanto importante?
Il futuro lo stiamo costruendo molto male, dando sempre più voce e ragione a chi vuole farci combattere una brutta guerra contro la fratellanza tra persone, contro i diritti civili duramente conquistati in decenni di sacrifici e contro la dignità umana, contro l'amore e l'amicizia e contro la libertà di ognuno di noi.
Se è solo questo baratro ciò che sappiamo costruire allora aspettiamoci il peggio.
Perché quelle "baby gang" cresceranno, mentre noi adulti prepotenti e cattivi invecchieremo. E lo faremo sotto i loro sguardi.
(Brano suggerito come colonna sonora nella lettura del pezzo: "Diventa demente", Skiantos: https://www.youtube.com/watch?v=K3yz2KTfL6Y":
Il futuro lo stiamo costruendo molto male, dando sempre più voce e ragione a chi vuole farci combattere una brutta guerra contro la fratellanza tra persone, contro i diritti civili duramente conquistati in decenni di sacrifici e contro la dignità umana, contro l'amore e l'amicizia e contro la libertà di ognuno di noi.
Se è solo questo baratro ciò che sappiamo costruire allora aspettiamoci il peggio.
Perché quelle "baby gang" cresceranno, mentre noi adulti prepotenti e cattivi invecchieremo. E lo faremo sotto i loro sguardi.
(Brano suggerito come colonna sonora nella lettura del pezzo: "Diventa demente", Skiantos: https://www.youtube.com/watch?v=K3yz2KTfL6Y":