Ho appena lasciato dietro di me la splendida città di Matera, dove ho realizzato questo murale qua in alto per lo Urban Street Art Matera Festival nel mercato Le Botteghe del quartiere Piccianello e dove ho la mostra in corso
"Diavù on the rocks" fino al
30 luglio alla
Momart Gallery, in piazza Madonna dell'Idris 5/7, tra i Sassi.
Il Festival è a cura di Monica Palumbo e la mostra è a cura di Damiano Laterza, il quale ha scritto il testo critico che segue e mi ha fatto l'intervista in chiusura.
Pubblico tutto qui, ringraziando Monica e Damiano della meravigliosa ospitalità e tutte le persone meravigliose conosciute e ritrovate a Matera.
DIAVÙ AIUTACI TU!
Testo critico di Damiano Laterza
Quando
la direttrice artistica della Momart Gallery e dell’Urban Street Art
Matera Festival, Monica Palumbo, mi ha chiesto un parere su quale
profeta dell’arte pubblica portare nella Città dei Sassi onde
impreziosirla coi fermenti visivi più attuali – e all’insegna di una
fruizione davvero partecipata degli stessi – non ho avuto dubbi: Diavù!
«Se
penso a Matera, mi viene in mente il passo di Carlo Levi quando dice
che la città ha la forma di un imbuto rovesciato, simile a quello che a
scuola immaginavamo essere l’inferno di Dante. Questa descrizione mi ha
molto stimolato. Non ci sono mai stato e non vedo l’ora di venirci!»
così dichiarava l’artista accettando immediatamente, e senza esitazione
alcuna, l’invito a venire a creare a Matera, che gli era stato testé
rivolto.
"Diavù on the Rocks" è il titolo della personale/work in
progress che David Vecchiato detto Diavù terrà in galleria mentre sarà
contemporaneamente coinvolto nella realizzazione di un murale altamente
evocativo, nel degradato quartiere di Piccianello. Uno sdoppiamento, per
questo artista‐macchina, pop nel DNA, social oltre ogni schermo, touch
perché puoi toccarlo – e modificarlo – biz perché se puoi permettertelo,
puoi comprarlo e appenderlo in casa. O puoi fare un investimento. Un
sicuro investimento.
Ecco perché “On The Rocks”. Perchè è tra le
rocce, dentro i Sassi – sulla trafficatissima Via Buozzi e a ridosso
della Piazza mozzafiato di San Pietro al Caveoso, location della ipogea
MOMART Gallery – che l’opera di Diavù si svelerà per mezzo di tavole
iconiche riproducenti i suoi lavori outdoor più famosi. Oppure no, visto
che c’è anche una tela inedita, un lavoro per strada non ancora
eseguito o che non verrà mai realizzato. Uno studio. Un capriccio.
Chicche di culto, nelle viscere dell’imbuto di cui sopra.
“On The
Rocks”, poi, è un drink di sicuro rinfrescante. “Cool” si diceva fino a
poco tempo fa. Cioè nuovo. Matera è come una verginella inesperta e
assetata di tutto, in questo momento. La grande arte può solo aiutarla a
risorgere ancora più splendente e a rinforzare l’autostima, in vista
del debutto in società, previsto nel 2019, quando entrerà nella
modernità come modello d’insediamento umano e culturale da imitare.
“On
The Rocks”, inoltre, perché nello slang degli street artist newyorkesi
significa “be in trouble” cioè “mettersi nei casini”. Ed è quello che
sta facendo Diavù, venendo a Matera. La bellezza straordinaria di questa
città è causa di turbamenti negli artisti. Per fortuna sappiamo che in
questi esseri speciali lo scompiglio è generativo – la RESILIENZA è un
cluster verriano che amo molto – quindi sarà un inferno e Matera avrà
nutrito ancora la civiltà della sua essenza. La missione sarà dunque
compiuta.
Non vi resta che venire a vedere da vicino la discesa
agl’inferi dello street artist romano più famoso, colui che di sali e
scendi per le scale ne sa qualcosa, visto il suo straordinario progetto
anamorfico in corso nella Città Eterna. Scalinate anonime che diventano
il pretesto per raffigurazioni incredibili di femmine fatali della
storia del cinema che forse le percorsero, forse no. Il tutto a partire
dall’utilizzo di una proiezione chiamata anamorfosi ‐ che crea
l’abbaglio della terza dimensione. Oggi la chiamiamo “3D Art”, ma è la
stessa che nel ‘700 (e pure prima) si usava per decorar soffitti e
creare inganni architettonici. “Trompe l'œil”, dicono i francesi. Tra i
re‐inventori di tali incanti ottici c’è Kurt Wenner, architetto
americano ed ex illustratore della NASA. Dice di ispirarsi a un certo
Andrea Pozzo (1642‐ 1709) architetto, decoratore e teorico dell’arte,
cantore del tardo barocco illusionistico e membro laico della Compagnia
di Gesù.
Con questa tecnica è possibile trasformare luoghi
quotidiani in scene fantastiche: squali in eruzione da marciapiedi,
voragini e bisettrici suburbane, strade e corsi d’acqua a cascata che
attraversano quartieri anonimi. Diavù, però, è andato oltre.
Nell’illusione da lui creata, infatti, la scala non è più reale ma
regredisce quasi in 2D, si trasforma in schermo per la proiezione di un
fotogramma che, quando sali o scendi i gradini, scompare decisamente per
lasciar spazio a incomprensibili pennellate. Poi, quando ci si
allontana e si conquista il giusto punto d’osservazione, l’immagine
ricompare in tutto il suo splendore. Miracolo!
Infine, perché
Diavù in galleria? La risposta è semplice: perché l’arte è di tutti e
non è di nessuno, anzi, è bene che ogni tanto sia di “qualcuno”. Nel
senso che il mercato fa bene all’arte. In questo caso le opere di Diavù
sono in vendita. Il ricavato serve a permettere all’artista di
realizzare sempre nuovi e più entusiasmanti progetti di arte pubblica, i
quali sono sacrosanti ma molto difficili da far finanziare e spesso
autofinanziati ‐ persino Christo, il più grande Land Artist vivente, si è
pagato da solo la realizzazione della sua ultima straordinaria opera
galleggiante, la passerella sul Lago d’Iseo, costata 15 milioni di
dollari.
Ecco, adesso potrete permettervi un Diavù tutto per voi,
da mettere in salotto, in bagno o dove preferite. Un’occasione più
unica che rara da non lasciarsi sfuggire.
INTERVISTA A DIAVÙ CIRCA IL MURALE PER PICCIANELLO
Dell’Urban Street Art Matera Festival, superfluo ribadirlo, Diavù sarà la gueststar. Abbiamo raccolto qualche sua prima suggestione e qualche spunto utile a capire il lavorò che andrà a eseguire.
Ci racconti qual è il concept del murale?
«Verrà ritratta una diavolessa con il volto di Dahlia Lavi».
Quindi è corretto definire questa tua venuta a Matera come “una discesa agli inferi”?
«Al di là dell'ironia su Diavù che va per la prima volta all'inferno, ci sono trascorsi illustri di demoni donne nell'arte classica e mi sono voluto ispirare a diverse opere rinascimentali, anche se dal 'tono' medievale».
Tipo il famoso “Diavolo di Mergellina"?
«Esatto. L'opera di Leonardo Grazia da Pistoia che si trova nella chiesa di Santa Maria del Parto di Napoli ed è del 1542, che ha generato tra l’altro l’espressione partenopea “sei bella come il diavolo di Mergellina” ‐ e il perché lo narra benissimo Benedetto Croce in “Miti e Leggende Napoletane” ‐ racconta delle pene di una donna che non tollera il rifiuto dell’uomo di cui è follemente innamorata. Se ci pensi bene è la trama del film di Brunello Rondi “Il Demonio”, ovvero una sorta di “Esorcista” ante‐litteram, girato proprio a Matera!»
Allora, par di capire, che ti farai guidare anche qui dal binomio cinema‐bellezza femminile già sperimentato con successo nelle tue ultime opere romane?
«Esatto. Matera, come capitale del cinema non ha rivali e può benissimo stare alla pari dell’Urbe. Infatti il volto della diavolessa che dipingerò sul muro è proprio quello di Dahlia Lavi, l'attrice protagonista del film "Il Demonio"!»
Altri demoni al femminile che hanno attirato la tua attenzione in questa ricerca?
«Di sicuro l’affresco della Madonna con le corna di Vincenzo Foppa, denominato “Miracolo della falsa Madonna”, del 1470. Si trova nella Cappella Portinari della chiesa di San Eustorgio a Milano, e racconta del diavolo tramutato in madre di Dio per ingannare San Pietro da Verona».
Mamma mia! Che brividi! Altri esempi?
«Mi ha colpito molto anche l’affresco che è nella chiesa di Treviso intitolata a Santa Caterina dei Servi di Maria e s’intitola “Sant'Eligio tentato dal diavolo” di anonimo veneziano (attribuito a Pisanello) della prima metà del 1400, perché anche in questo caso il diavolo è donna!»
L'opera di Diavù verrà realizzata con l'aiuto delle artiste locali: Simona Lomurno, Rossana Salvino e Giovanna Zampagni.