3 novembre 2022

Roma Pena Capitale, 5 novembre 2022

 Roma Pena Capitale, 5 novembre 2022 (andando a dipingere Peppe er tosto alla Galleria Alberto Sordi):


Eccolo. Lui vive qua a Piazza Barberini, in strada.
Lo vediamo tutti i giorni uscendo dalla metro, pisciato addosso, con le ciabatte sfondate e i piedi congelati, puzzolente, senza-un-tetto. 
Quindi senza indirizzo, senza un'identità, senza un diritto.
Ci ha consegnato il suo destino tra le mani, le nostre, quelle di NOI brava gente, NOI civili, ma NOI non sappiamo che farcene. E lo rigettiamo, come qualcosa di schifoso. 
Ci fa schifo, lui e il suo destino a NOI che invece siamo così capaci di prenderci le NOSTRE responsabilità, a rispettare i NOSTRI doveri, a difendere i NOSTRI diritti, NOI che ci carichiamo sulle spalle la nostra identità, UNICA E SEMPRE COERENTE, la nostra sopravvivenza, le nostre colpe, i nostri desideri e la loro soddisfazione, i nostri pensieri, le nostre relazioni, il nostro gender, il nostro inconscio, la nostra sessualità, la nostra libertà, il nostro tutto...
NOI si che siamo totalmente responsabili delle nostre esistenze e DEL NOSTRO DESTINO.
INFATTI SIAMO IN TRAPPOLA.
Il controllo del tutto ai fini dell'assunzione di una responsabilità totale di noi stessi è un'UTOPIA IRREALIZZABILE e perciò diventiamo ansiosi, frustrati, egoisti, indifferenti, o - al meglio che vada - spietati.
Nelle culture arcaiche i cosiddetti 'primitivi' sapevano che non ci si fa carico della propria esistenza, e affidavano all'ALTRO la propria sorte e la circolazione delle responsabilità era una via per fare comunità e restare vivi, tutti.
LUI ci offre la sua esistenza e noi lo rifiutiamo perché siamo incapaci di offrire le nostre, a nostra volta.