Una nazione senza Stati dunque, con una popolazione di cui facevano parte sia i francesi di quest’area meridionale nella quale io ho dipinto l’opera, sia una parte di italiani, sia una di spagnoli.
Tra loro avevano il mar Mediterraneo in comune.
La civiltà occitana creò nel Medioevo una cultura raffinata che condizionò quella europea, soprattutto nella letteratura e nella musica, i Trovatori occitani influenzarono infatti la nascente lingua italiana, Dante Alighieri e la “Scuola del Dolce Stil Novo”.
Da amante della pittura medievale, in cui non nego di trovare spesso ispirazione, ho dipinto quest’opera in memoria della crociata contro gli Albigesi che in queste terre tra il 1209 e il 1229 sterminò i catari, considerati eretici dalla Chiesa cattolica, e con loro cancellò gran parte della cultura occitana di un tempo, tanto che Raphael Lemkin (l’avvocato polacco che ha coniato il termine “genocidio” nel 1944) considerò questo massacro un esempio di genocidio del passato.
Il titolo del murale è "Se canto", che è un canto tradizionale degli occitani, considerato l’inno di questa civiltà senza Stati.
L’opera esiste anche dipinta su legno, la vedete qui:
Grazie Marco, Maria e tutto lo staff del festival Sete Sois Sete Luas, grazie a Vincent, Émilie, alla Division Culture de la Ville de Frontignan La Peyrade e a tutti voi a Frontignan, soprattutto ai bimbi che hanno disegnato me e la mia opera, e poi a Alain e Laurie, a João, a Ivan che mi ha fatto uno squisito Nescafé italiano col cuore, a Silvye malgrado non siamo poi riusciti più a beccarci e io ho pure perso lo spettacolo di Danza&Flamenco al Theatre de la Mer di Sète, a mia figlia Sofia che è la magnifique modèle de la peinture, e infine a Chiara la nipotina di Marie, che è venuta al mondo ora e perciò questo mio murale che canta per la vita è dedicato a lei.
Qui il testo della canzone, in lingua d’òc riportata in grafia provenzale, e tradotto in italiano e in francese:
Se canto
Se canto, que cante.
Canto pas pèr iéu:
canto pèr ma mio,
qu’es au luen de iéu.
A la fount de Nimes
li a un auceloun;
touto la nue canto,
canto sa cansoun.
Dessouto ma fenèstro
li a un amendié
que fa de flour blanco
au mes de Janvié.
Aquéli mountagno,
que tant auto soun,
m’empachon de vèire
mis amour ount soun.
Auto, bèm soun auto;
mai, s’abaissaran,
e mis amoureto
vers iéu revendran.
Se canta
Se canta, canti pure.
Non canta per me:
canta per la mia amica,
che è lontana da me.
Alla fontana di Nîmes
c’è un uccelletto;
tutta la notte canta,
canta la sua canzone.
Sotto la mia finestra,
c’è un mandorlo
che fa dei fiori bianchi
nel mese di gennaio.
Quelle montagne,
che sono così alte,
mi impediscono di vedere
dove sono i miei amori.
Alte, sono ben alte;
ma si abbasseranno,
e miei amori
ritorneranno a me.
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