Iniziamo questa avventura editoriale con un artista statunitense pioniere della street art: Ron English VS la Colonia Ettore Motta di Massa.
Imperdibile.
Per chi stasera domenica 7 settembre alle 20,30 alla Festa de il Fatto al Parco La Versiliana di Marina di Pietrasanta non ci sarà e non potrà dunque incontrare Matteo e me, vi lascio poche righe qua su come e perché è nato Ri-Fatto.
Abituati ad attraversare l’Italia in lungo e largo, Matteo appassionato e collezionista d'arte oltre che musicista, e io artista visivo, ci siamo ritrovati spesso a discutere di architettura urbana e relativi “bubboni” e di come risponde l’Urban Art, diffondendo bellezza e mettendo in atto un importante processo di riappropriazione.
Dove si dipingono murales si verifica una riappropriazione da parte dei cittadini di territori e spazi spesso dimenticati e lasciati all'incuria (sono 2 milioni le strutture in abbandono in Italia) o altre volte abusati da costruttori senza scrupoli, favoriti da politici facilmente corruttibili (si contano circa 400 mila ecomostri in Italia, di cui molti non finiti, e innumerevoli le delibere concesse laddove le regole vietavano di edificare, aree protette comprese).
C'è inoltre riappropriazione del concetto stesso di arte, perché ora possono trovare opere in strada anche coloro che non sono avvezzi a visitare musei e gallerie. Sono i legittimi proprietari della collezione di opere d'arte di quei musei all'aperto che stanno diventando le nostre città. Questa diffusione di arte visiva ha anche un valore educativo, per i più giovani soprattutto, da non sottavalutare.
Infine, anche gli artisti stessi si riappropriano di qualcosa.
Di un ruolo sociale.
L'artista si rende in qualche maniera utile alla società, poiché l'Urban Art è un fenomeno che riguarda e coinvolge la collettività e, per avere un senso che vada al di là del solo utilizzo strumentale degli spazi comuni, deve saper creare partecipazione, condivisione, dibattito. E anche questo è un argomento che tratteremo nella rubrica.
Questa è la consapevolezza che ci ha spinti a giocare a Ri-Fatto.
Eh già, perché Ri-Fatto è anche una specie di gioco situazionista, ma questo lo capirete meglio domani quando prenderete il Fatto Quotidiano in edicola.
Voglio ringraziare gli amici artisti, fotografi e non solo che stanno dando il loro contributo, i tanti che stanno già partecipando sia segnalandoci strutture in degrado e mostri urbani che inviandoci le loro foto. E grazie a Marco Mirko, Olga e Cecilia, davvero di cuore.
A domani (o a stasera al parco, per chi ci sarà).
Se invece avete consigli, suggerimenti o contributi ci trovate anche qui:
https://www.facebook.com/RiFatto
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