"L'inferno sono gli altri" (Jean Paul Sartre).
Chi
è il Diavolo?
Il diverso, il non voluto. Colui che semina il dubbio tra
le nostre certezze e ci costringe ad ammettere che il male può essere
in noi e per queste ragioni va eliminato, per permetterci di continuare a
fingere ipocritamente di essere sempre nel giusto.
Nel
film "Il Demonio" al quale mi sono in parte ispirato per il mio ultimo
murale a Matera, il Diavolo è donna, e si manifesta nella bellezza colpevole di Dalhia
Lavi.
Nella pellicola di Brunello Rondi, girata a Matera nel 1963, l'attrice
israeliana interpreta Purificata, una ragazza condannata già dal nome
dalla famiglia e dall'intera società a vivere in un perenne Medioevo,
circondata da superstizione, ignoranza, violenza, riti contadini pagani e
feticci di santi ovunque. Lei è la femmina colpevole di non sottostare
alla regola sociale maschilista di mettere in scena la condizione inferiore e funzionale
della donna. Le altre allattano infanti, lavano, cuciono e piegano i
vestiti di padri e mariti loro padroni, parlano di Dio, cerimonie, figli
e corredi. I loro corpi sono nascosti, anzi offesi, dai vestiti neri e
le loro chiome costrette nei fazzoletti tutti uguali.
Purificata
invece è bellissima, è carnale, libera, le piace fare l'amore, ma è
innamorata di Antonio e non vede altri che lui. Ma Antonio - promesso a
un'altra - le resiste e l'accusa di essere diversa, di essere una
bestia. Lei - folle di amore e desiderio (ricorda per certi versi la Kerima de "La Lupa" di Alberto Lattuada, film girato anch'esso a Matera, nel 1952) - lo vuole tutto per sé fino a spingersi a fargli dei malefici macabri
quanto ingenui. Gli fa bere il suo sangue, spinge una mandria di pecore
verso la chiesa per rovinargli il matrimonio, gli tira un gatto morto
sull'uscio di casa.
Gli uomini - unici depositari di quei
santi e di quei simboli che Purificata detesta - approfittano della sua
condizione di esclusa e mentre in privato la desiderano e la stuprano,
in pubblico la rifuggono, la picchiano, la esorcizzano, la segregano,
facendo peggiorare la sua condizione, fino a spingerla verso la pazzia.
Fino infine ad ucciderla, in nome di Cristo, dopo averla posseduta.
Questa
era la Matera rurale e superstiziosa che raccontava Rondi, non diversa
da quella di Rosi e del "Cristo si è fermato ad Eboli" di Carlo Levi.
Ma
la Matera di oggi è tutta un'altra storia, è una città meravigliosa
depositaria di un patrimonio mondiale dell'UNESCO, i Sassi, è visitata da
cittadini di tutto il mondo e tra tre anni sarà Capitale Europea della
Cultura. La Matera contemporanea e senza pregiudizi in questi giorni mi
ha fatto conoscere alcune delle sue donne straordinarie, simpatiche,
forti e libere. Nuovi amici e nuove amiche che non smetto di ringraziare.
Per
questo Purificata è tornata a Matera assieme a me, nelle vesti di una
Diavolessa, una pin up birichina che oggi non deve temere più nulla. Ha
un sorriso ironico, una folta chioma bruna e un corpo dalle proporzioni
ispirate alle statue della Magna Grecia, che qui in Basilicata vantava sei città. Ed è uscita nuda da quegli Inferi in cui era stata rigettata, come quando si nasce appunto, nuda come tanti capolavori destinati agli spazi pubblici del passato,
affreschi o statue che fossero.
Ora questo simbolo di
libertà al femminile è di nuovo tra voi amici di Matera, e se qualche iconoclasta tenterà di additarla come bestia immonda e di farla
scomparire dovrebbe sapersi difendere da sola la ragazza. Non dimenticate poi che la Street Art è arte di tutti i cittadini, per questo le reazioni che è in grado di provocare sono comunque utili al confronto democratico e alla crescita intellettuale.
Staremo a vedere.
"Le streghe sono esistite finché non abbiamo smesso di bruciarle" (Voltaire).
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