«El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo».
Questo ritratto di Gabriel Garcia Márquez è l'opera che ho realizzato su un muro del quartiere di Torpignattara a Roma nel dicembre 2019 come mia partecipazione al murale degli artisti colombiani di Lienzo Urbano, realtà di Barranquilla gemellata con l'associazione MURo (Museo di Urban Art di Roma).
“Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”. Su una parete della strada principale di un quartiere socialmente molto complesso, ricco di differenze di ogni tipo che convivono in un territorio sovrappopolato (e spesso maltrattato dalle istituzioni e diffamato dalla stampa), questo titolo aveva un preciso significato politico per me. Significava che non tutto si può incasellare in un'etichetta come "bianco", "nero", "gay, "lesbica", "ladro", "povero", e via così. Che "non tutti i diversi sono uguali", come diceva Tamburini. E che tutti siamo diversi eppure anche uguali, come dico io. Che si dovrebbe dunque evitare di etichettare ogni persona con quelle paroline che subito diventano gabbie, limiti invalicabili in cui far soffocare lei e le sue molteplici sfaccettature. Che, insomma, basta semplicemente indicarla con un dito.
In questi giorni quest'opera è diventata suo malgrado oggetto di un curioso test di 'democrazia applicata' sui social. È stata cancellata con la vernice bianca qualche giorno fa - nel pomeriggio di giovedì 20 ottobre 2020 - da un artista che sembra abbia deciso di realizzare su quel muro una propria opera. Questo atto di prevaricazione - o di "libera creatività" come scrive un assistente dell'artista - di cui è stata oggetto ha scatenato varie reazioni tra le persone che vivono nel quartiere e tra gli utenti dei social:
Al di là del fatto che scomparire è il destino assolutamente naturale di questo genere di opere realizzate nello spazio urbano, se avete tempo e siete curiosi (e avete un account Facebook) potete trovare qua qualche link sulle reazioni dei cittadini, e dunque sulle dinamiche delle nostre città, per farvi due risate oppure per rifletterci:
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Non saprei dirvi se secondo me questo simpatico test di "democrazia applicata" sia in qualche maniera riuscito. Non sono abbastanza ottimista per dare un'opinione imparziale, dal momento che ritengo che ormai ogni momento della nostra esistenza tendiamo noi stessi a gettarlo nel tritatutto della simulazione della realtà che lo trasforma in merce venduta da chi realizza enormi guadagni su questi nostri disagi mentali. Ma comunque prendo atto che una reazione basata sul dialogo civile e sull'ironia c'è senz'altro stata, con tanto di risposte da parte dei 'vandali' di Gabo.
Forse davvero per ritrovare il gusto di un dialogo privo di selvagge tifoserie bisognerebbe ripartire da una partecipazione attiva nei confronti dell'arte nello spazio pubblico e condiviso, dal momento che l'arte è capace di smuovere in noi le corde più profonde (benché anch'essa sia vittima della funzionalità a cui l'abbiamo relegata, ma questa è un'altra storia...).
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