12 agosto 2019

Intervista su Wanted in Rome (agosto 2019)


 La versione originale dell'intervista, in inglese, è QUI sul sito web di WANTED IN ROME.

Come è nata la tua passione per l'arte, in particolare street art, e da quanto tempo stai dipingendo in strada?
Da bambino disegnavo sempre quello che vedevo attorno a me, anche mentre guardavo la tv o leggevo fumetti copiavo tutto. Mi ricordo che fu la mostra “I love Paperino” a Palazzo Braschi nel 1984 a farmi scoprire che fumetto e pittura potevano convivere, grazie alle opere di artisti come Schifano e Ugo Nespolo a fianco a quelle di Andrea Pazienza, Jacovitti e ai paperi di Carl Barks.
A lavorare in strada ho iniziato nel 1992/1993, incollando poster coi miei personaggi disegnati. Poi mi sono dedicato a lungo a fumetti ed editoria, senza smettere mai di riempire sketchbooks e di dipingere grandi tele, e solo nel 2009 sono tornato a fare opere in strada. Dal 2010 ho iniziato a fare murales sempre più spesso perché dipingere tra le persone e negli spazi vissuti da tutti è come una dipendenza. Se l'arte è relazione la Street Art è relazione all'ennesima potenza.

Puoi descrivere il tuo stile e la tua più grande fonte di ispirazione?
Non mi interessa che un mio lavoro sia immediatamente riconoscibile, graficamente parlando, e infatti uso tecniche e segni diversi a seconda del tipo di disegno o di dipinto che devo fare. Credo che, malgrado ciò, il mio modo di disegnare sia facilmente riconducibile a me.
La mia più grande fonte di ispirazione è la realtà che si nasconde dietro alle apparenze. Nelle mie opere cerco di rappresentare il vero, che non è ciò che vediamo ma ciò che quella superficialità visibile nasconde. Per capirci, mi interessa di più catturare la luce dello sguardo di una persona che fargli un ritratto riproducendo le sue fattezze.

Sei il curatore di MURo Museo Urban di Roma e anche GRAArt, puoi dirci qualcosa di questi progetti?
Sono entrambi dichiarazioni d'amore verso la Città Eterna. Roma è come una nonna di tremila anni che ha infinite storie da raccontarci, e dipingere nelle sue strade è un po' come tatuare la sua pelle: non si può prescindere da quelle storie. MURo è un progetto che ho avviato spontaneamente dieci anni fa al Quadraro, chiamando colleghi artisti di tutto il mondo a raccontare attraverso i murales le storie del quartiere, e che poi si è allargato prima a Torpignattara e poi a tutta la città producendo negli anni decine di opere. GRAArt invece è nato già grande, nel 2016, grazie a una commissione di ANAS e ha finora realizzato 17 grandi murales attorno al Grande Raccordo Anulare che si relazionano con la storia dei luoghi di Roma dove sono dipinti e si propongono perciò di divenire dei simboli di quelle zone.

Sei noto a Roma per le tue opere di grande misure come i ritratti (PopStairs) dipinte sulle scale in zone della città come Trastevere e Trionfale - qual è la tua tecnica per realizzarli?
Sono opere dipinte sulle scalinate e dedicate alle donne, e ho iniziato a realizzarle perché credo che questa città abbia bisogno di più monumenti 'al femminile'. Ogni opera richiede almeno una settimana di lavoro e uno staff di 2 o 3 assistenti oltre me, tutti inginocchiati per più di 12 ore al giorno. Quindi la tecnica direi che sta tutta nella preparazione fisica!

Dove sono i tuoi lavori principali, e c'è una zona di Roma dove sono più concentrati?
Sono soprattutto nelle periferie perché lavorando su grandi dimensioni non è facile ottenere permessi per le facciate dei palazzi dei centri storici. Anche se ritengo che ad artisti di chiara fama e lunga carriera si dovrebbero concedere, perché le città sono vive anche grazie alla stratificazione delle opere d'arte prodotte nel corso dei vari secoli. A Roma comunque ho dipinto ovunque, sul sito diavu.com nell'area Outdoor abbiamo messo una mappa dei miei murales proprio per rispondere dove sono con esattezza.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
A ottobre parteciperò alla mostra collettiva alla galleria Rosso20Sette Arte Contemporanea "Da sketch a MURo" che chiuderà i vari eventi del primo MURo Festival e produrrà un catalogo che celebrerà i primi 10 anni del progetto MURo. Poi se ci riuscirò mi piacerebbe coniugare tre miei amori: street art, editoria e musica. Nel frattempo dipingerò tanti altri murales.

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