Non ci crederete ma all’inizio di tutto ci fu la Beat
Generation.
Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory
Corso e gli altri che sessant’anni fa fondarono quel movimento letterario,
artistico e poetico insegnando ad infrangere le regole dell’esistenza basate
sul nasci-produci-consuma-crepa inculcate dagli organi del Potere e della
grande economia alla borghesia americana del dopoguerra.
Quegli intellettuali
hanno guidato molti americani e non solo verso la ricerca di personali stili di
vita per seguire le proprie aspirazioni vivendo liberi da moralismi e
discriminazioni. Li hanno indotti a combattere la società consumista, a
sperimentare droghe, a esplorare la rivoluzione sessuale e esprimere idee
contro il Sistema.
E con la filosofia On The Road gli hanno instillato la
mania del viaggio.
Nella culla del Beat, quella San Francisco dove resiste
ancora la libreria City Lights fondata dal poeta Ferlinghetti, sono cresciuti
pensatori e artisti, figli più o meno sovversivi di quell’onda anarchica, come
musicisti rock, esponenti del fumetto underground anni 60 e 70, artisti di
strada e creatori di nuove forme d’arte tra cui la Custom Car Art, la Lowbrow
Art e la Poster Art.
I due splendidi artisti californiani di cui vedete qui riprodotte le opere sono, con Frank Kozik, Coop e altri, tra i massimi esponenti
statunitensi di quest’ultima.
“La leggenda dei Firehouse inizia a metà anni 80” mi
racconta Chuck Sperry, il più giovane dei due artisti. “E Ron Donovan è la
leggenda.
Ron fondò il gruppo di sabotaggio WANG (We Are No Gentleman) nel 1985, in
occasione della sua prima mostra nel bagno dei maschi del California College of
Arts and Crafts. Questi elementi di disturbo della quiete del college
attaccarono i loro poster nei bagni e, per inaugurare la loro mostra illegale,
invitarono tutti gli studenti a spostarsi dalla mensa ai bagni dove avevano
riempito i lavandini di birre e patatine.
Ron iniziò così a farsi notare e a produrre poster e
copertine di dischi per i gruppi rock locali, tra le quali la storica band surf
di San Francisco The Mermen. Stampò vari poster sovversivi a tema politico e la
collezione di t-shirts Reaganwear con immagini e slogan senza pietà contro
l’allora presidente degli USA.
«Nel 1994 io mi ero spostato da New York a San Francisco da
cinque anni e avevo già collaborato con la casa editrice Last Gasp e con il
magazine di fumetti politici World War 3 Illustrated”, ricorda quest’ultimo.
“Lavoravo anche a Comic Relief, una libreria su Haight Street specializzata in
fumetti underground, Robert Crumb, Fantagraphics e simili.
Ron aveva lo studio
sulla stessa via e un giorno si presentò con un poster serigrafato. Era il suo
primo poster per il famoso Fillmore Club e lo attaccò sulla vetrina del
negozio. Gli dissi: “figo! Tu usi i poster come tali e non solo come opere
d’arte!”. Vide le mie opere e iniziammo a collaborare.
Lo studio di Ron era ormai troppo piccolo per due allora
occupammo una vecchia caserma dei vigili del fuoco. Usavamo il palo dei
pompieri per scivolare giù al laboratorio, mettevamo i nostri inchiostri nelle
loro pompe idrauliche e quell’edificio si dimostrò perfetto per il nostro
lavoro. Vivevamo e lavoravamo in totale libertà senza nemmeno pagare
l’affitto”.
Da lì il nome scelto dal duo.
“Noi due abbiamo avuto la
fortuna di esserci incontrati a San Francisco e di lavorare in quella città che
ci ha offerto l’opportunità di conoscere l’old school di grandi come Stanley
Mouse, che negli anni 60 e 70 ha dato l’immagine ai Grateful Dead e ha
disegnato e stampato per i Beatles, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Led Zeppelin,
Eric Clapton e tanti altri. Mouse, Victor Moscoso, Gary Grimshaw e altri vecchi
maestri hanno lavorato con noi e ci hanno trasmesso la loro esperienza. Per
questo sappiamo come realizzare e stampare poster con la massima qualità e
attenzione. Il potere della Rock Poster Art è che la colleziona chi ama l’arte
e chi ama la musica. E chi ama entrambe”, conclude Ron.
“Fin dall’inizio Ron e io abbiamo iniziato mettere tutti i
nostri guadagni nella produzione della nostra arte, a lavorare quindi coi più
importanti musicisti del mondo e a viaggiare seguendo le band per promuovere il
nostro lavoro. Siamo stati in Italia tantissime volte dal 1999 in poi».
Io personalmente ho conosciuto i Firehouse proprio alla loro prima
data italiana del 1999. Chuck e Ron esponevano al Leoncavallo di Milano grazie
a quell’indispensabile esperienza che è stata l’Happening Underground
Internazionale, Festival d’arte organizzato per oltre dieci anni dall’artista
Marco Teatro, l’unico evento che negli anni 90 promuoveva con continuità l’arte
underground, trattando temi che andavano dal fumetto al writing, fino alla
Poster Art appunto.
Io realizzai il catalogo assieme a Teatro.
«Probabilmente il nostro tour europeo più ricco di date è quello di quest’estate. Abbiamo quattordici incontri uno dopo l’altro. Siamo stati a Mondo Bizzarro a Roma e al club Shake a La Spezia e al Magnolia di Milano coi Malleus e altri artisti.
Abbiamo aperto la data dei Bad Religion e
dei Peawees all’Alcatraz e siamo alla Mole Vanvitelliana di Ancona.
In dieci
anni abbiamo fatto ventidue mostre in Europa viaggiando come una rock band. Ma
di solito una band resta solo una notte in una città, invece noi siamo sempre
restati per giorni e il nostro approccio ci ha dato la possibilità di conoscere
realtà autentiche come i centri sociali, le crew di writer e di tanti altri
artisti con cui abbiamo collaborato e passato momenti fantastici. Siamo stati
ospiti in molte case occupate e abbiamo conosciuto varie situazioni al margine
della società. Ora siamo eccitati perché stiamo partendo per il grande festival
di Glastonsbury e là l’atmosfera che ci aspetta è davvero incredibilmente
fricchettona. Là stamperemo dal vivo per cinque giorni e i risultati li
porteremo in tour a Londra e Parigi, prima di tornare a San Francisco».
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